Con il consueto tentativo di sincerità, che mi aliena spesso e volentieri nemici ed amici, dirò che il disegno in copertina è l’unica cosa che proprio non mi piace. Non rende giustizia per me al bellissimo lavoro di Luca Scornaienchi e Luca Ralli e alla capacità degli editori di Round Robin di pubblicare questa storia.
Per il resto questo volume è un tuffo nei ricordi, più o meno lieti, e denso di presenze.
Perché con Luigi Politano condividiamo l’amicizia e il ricordo di una persona che non c’è più da troppo tempo e che io non posso fare a meno di ricordare ogni volta che leggo il nome di Luigi.
Perché c’è un testo di Sergio Nazzaro, che è forse la persona che ho apprezzato di più in quella piccola avventura durata quasi un decennio che fu l’associazione antimafia Cuntrastamu. Sono proprio contento di leggere ancora Sergio, gli riconosco un lavoro importante e una gratitudine immensa.
Poi la storia di Peppino Impastato. Quando fu ucciso andavo alle elementari, a casa mia la storia non arrivò se non con il celebre film. Ricordo che ne parlai qualche volta con Mario Boccia, lui sì che la storia la sapeva e la ricordava – mi ricordo che mi chiedevo come fosse possibile che quella storia avesse bisogno di un film per essere diffusa.Infatti non fu solo il film. Per chi avesse voluto approfondire, la conoscenza e l’incontro con Umberto Santino e Anna Puglisi del Centro Siciliano di documentazione era fondamentale.
Da lì fu possibile conoscere Felicia, la mamma di Peppino: a distanza di anni ancora lo ritengo uno degli incontri più fortunati fatti in vita mia. Un privilegio ed un onore.
Infine la storia disegnata e raccontata. Che arrivi forte e chiaro il grazie ai due Luca. Non pensavo, all’inizio della lettura, che mi sarei emozionato – che altro potrà aggiungere questo volume a tutto quello che ho letto? E invece per fortuna era un pensiero del tutto sballato.
Ci sono citazioni e invenzioni in questa storia, c’è il bello della vicenda senza dover approfondire il macabro e la scandalosa e vergognosa partecipazione dello Stato; ci sono i tre colori primari che si alternano al bianco e nero.
Oserei dire, ma forse sbaglio anche qui, che la storia è di Peppino ma che senza Felicia non sarebbe stata possibile tanta leggerezza nel raccontarla. Se io dovessi raccontare una storia simile, per dire, non credo riuscirei a sottrarmi dalla pesantezza intrinseca in essa.Quindi, grazie a tutte le persone citate, il volume si prende posto nella minuscola biblioteca casalinga sperando che ci si trovi comodo.